Se oggi in Italia c’è un deficit che deve preoccupare e meritare attenzione, accanto e forse oltre quello economico, è indubbiamente il deficit di legalità. Ogni giorno la cronaca sta a documentarlo. La tendenza al rifiuto della legalità viene addirittura individuata, con rassegnata disillusione quando non con amaro compiacimento, quale elemento costitutivo e insuperabile dell’identità nazionale. E tuttavia la lotta per la legalità è seria e buona, e come tale va combattuta. Le ragioni sono tante. Prima fra tutte la sopravvivenza del nostro Paese. Questo libro, scritto da un magistrato che da tempo ha sentito anche il dovere di incontrare giovani studenti per trasmettere loro il valore della giustizia, vuole proporsi come un percorso di riflessione sul concetto di legalità ma anche sulle sue ricadute concrete per ogni cittadino, accettando la sfida di una divulgazione non banale dei temi del diritto. Cominciando dalla constatazione del livello degradato della legalità in Italia e dall’importanza di dare voce al bisogno di un suo ripristino, l’autore individua i fondamenti della legalità all’interno della Costituzione (valore in sé, prima ancora che scrigno di valori), che va oggi resa operante in modo effettivo e aggiornata, nell’ottica dell’esercizio di una cittadinanza attiva alla quale sappia corrispondere l’impegno trasparente delle istituzioni. Diventa allora fondamentale, in questo percorso, il rapporto tra il cittadino e l’amministrazione della giustizia, la quale, pur con le sue disfunzioni e contraddizioni, rimane garanzia di tutela dei diritti di tutti e di un’ordinata convivenza civile. Proprio in questa intersezione delicata e necessaria può nascere un patto civico in grado di esprimere un’equilibrata reciprocità di diritti e di doveri, dove le regole vengono liberamente accolte, anche perché viste nella loro prospettiva di ‘convenienza’ per la vita e il progresso di tutti, nella sfera pubblica come in quella privata. Tutto questo, però, può essere soltanto il frutto di un’educazione alla legalità. Perché, come dice limpidamente don Luigi Ciotti nella sua prefazione al volume, «le leggi da sole non bastano. Perché sia praticata, una legge deve essere prima di tutto riconosciuta, cioè deve ‘intercettare’ i processi di formazione delle persone e dei giovani in particolare, deve saper parlare a quel guardarsi dentro e fuori di sé che risveglia la coscienza critica, la capacità di interrogarsi, di distinguere, di fare delle scelte».
9788834323809
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